Il Monte Saccarello (munte Sciacarée in brigasco, mont Saccarello in francese) è una montagna delle Alpi liguri alta 2.201 m. Assieme al Monte Frontè (2.152 m), alla Cima Missun (2.356 m) e al Monte Bertrand (2.482 m) forma il Nodo del Monte Saccarello: un massiccio alpino, costituito in prevalenza da substrati calcarei flyschoidi (Unità di Sanremo), che si caratterizza per le morfologie relativamente poco aspre.
La vetta del Monte Saccarello è dal 1947 un punto di confine amministrativo tra le province di Imperia e di Cuneo e confine di Stato tra l’Italia e la Francia (Dipartimento delle Alpi Marittime). La sua sommità costituisce il punto più elevato del territorio ligure.
La cima del Monte Saccarello può essere raggiunta in auto e moto da Monesi per mezzo di una rotabile in parte asfaltata, oppure percorrendo la strada sterrata ex militare che collega il monte al Colle di Tenda. Quest’ultima è disseminata di numerosi ruderi di batterie di artiglieria in funzione anti-francese a presidio della sottostante alta val Roia. Furono costruite agli inizi del Novecento ed ora sono in stato di abbandono o riutilizzate come rifugio per animali nel periodo estivo. La cima è raggiungibile a piedi tramite sentiero sempre da Monesi e da Realdo, oppure percorrendo un tratto dell’Alta Via dei Monti Liguri da San Bernardo di Mendatica o dalla Colla Melosa – Sella d’Agnaira.
Sulla sommità dell’anticima orientale, a quota 2164 m s.l.m., è presente una grande statua bronzea raffigurante il Cristo Redentore, facente parte di un gruppo di sculture collocate, nei primi anni del XX secolo, sulle montagne più alte di ogni regione italiana. La statua è in ghisa dorata, posta su un artistico piedistallo in pietra lavorata, il Signore mostra il proprio cuore all’intera vallata in segno di protezione. Dalla prima festa di inaugurazione, alla presenza di vescovi e prelati e di alcune migliaia di persone, sono trascorsi ormai cento anni; eppure il raduno si ripete ogni anno con il concorso di montanari, pastori e turisti provenienti da tutte le valli sottostanti ed anche dalla costa. Il monumento è stato restaurato nel 1980 a cura del Comitato Pro Saccarello, dopo il rocambolesco ritrovamento di una mano, staccata da un fulmine e finita chissà come a molti chilometri di distanza, in quel di Santo Stefano Belbo, nelle Langhe. Si presenta tuttora in tutta la sua maestosità ed è bello ritrovarsi al suo cospetto la prima domenica di agosto, per trascorrere una giornata diversa, immersi nella natura e più vicini a Dio.
Lungo il versante nord-orientale del Monte Saccarello si sviluppano gli impianti sciistici e le relative piste da sci della località sciistica di Monesi di Triora, frazione del comune di Triora. Il versante opposto, invece, è a strapiombo sulla frazione di Verdeggia, ancora nel comune di Triora.
Il paesaggio vegetale è quello tipico dell’alta montagna nelle Alpi sud-occidentali, in cui a pascoli secondari di origine antropica ed arbusteti subalpini, si intervallano formazioni più povere sui pendii sassosi e discontinui e lembi di pascolo primario alpino (formazioni calcifile inquadrabili nell’alleanza Oxytropido-Elynion), questi ultimi strettamente limitati alla dorsale sommitale (oltre i 2000–2100 m).
I versanti meridionali del gruppo montuoso sono costituiti da rocce flischoidi (flysch dell’Unità “Sanremo-Monte Saccarello”) stratificate e disposte a reggipoggio, di conseguenza si presentano decisamente scoscesi e caratterizzati da pareti rocciose, alternate a ripidissimi pendii detritici, solo parzialmente consolidati e colonizzati dalla vegetazione arborea (costituita da contorti esemplari di larice e alle quote inferiori da pino silvestre, faggio e acero montano).
Sui versanti settentrionali gli strati assumono una tipica disposizione a franapoggio e hanno subito una maggiore erosione che ha favorito la formazione di pendii meno inclinati e scoscesi e l’insediamento di una vegetazione più fitta e continua, caratterizzata da lariceti e arbusteti subalpini a rododendro rosso (Rhododendron ferrugineum) o a mirtillo comune (Vaccinium myrtillus) e mirtillo nero (Vaccinium gaultherioides), alternati a formazioni a ontano verde (Alnus viridis) nelle aree più umide.
Tra gli elementi floristici più interessanti del Monte Saccarello va sicuramente annoverata l’abbondante fioritura del meleagride di Moggridge (Fritillaria tubiformis subsp. moggridgei), dalle campane gialle ricurve punteggiate di bordeaux. Si tratta di una pianta soggetta a protezione regionale abbastanza diffusa sul versante nord-orientale del Saccarello. Altre piante di particolare interesse, tipiche del paesaggio alpino, si possono trovare al limite meridionale dell’areale: il doronico dei macereti (Doronicum grandiflorum), la stella alpina (Leontopodium alpinum), l’aglio serpentino (Allium victorialis) e l’anemone del Monte Baldo (Anemone baldensis). Sono diffuse anche le specie legate alle praterie culminali alpine e appenniniche quali l’anemone alpino (Pulsatilla alpina subsp. millefoliata), l’Anemone a fiori di narciso (Anemone narcissiflora) o il senecione capitato (Tephroseris integrifolia subsp. capitata) dai vistosi capolini color giallo-arancio.
Non mancano gli endemismi esclusivi delle Alpi occidentali, come la genziana ligure (Gentiana ligustica), la genziana di Villars (Gentiana burseri subsp. villarsii), l’astragalo svizzero (Oxytropis helvetica), l’elegante Allium narcissiflorum, la bella primula impolverata (Primula marginata), la viola di Cavillier (Viola calcarata subsp. cavillieri) dalle grandi corolle di colore variabile dal blu, al bianco al giallo e la vistosa e rarissima (appena cinque stazioni in tutto il mondo) centaurea di Bicknell (Rhaponticum heleleniifolium subsp. bicknellii), copiosamente presente sulle pendici meridionali del massiccio, significativa anche la presenza dell’Androsace adfinis ssp. adfinis una piccola primulacea, dalla fioritura relativamente precoce (fine maggio-metà giugno subito dopo la fusione della neve), che in Italia è conosciuta solo per pochissime località delle Alpi sud-occidentali e che nella zona del Saccarello ha le sue uniche stazioni liguri.
Sulle pendici della montagna si possono trovare varie specie di mammiferi tipici degli ambienti alpini tra i quali vi sono la lepre bianca (Lepus timidus), l’ermellino (Mustela erminea), la marmotta (Marmota marmota) e il camoscio delle Alpi (Rupicapra rupicapra).
Tra i volatili sono diffusi l’aquila reale (Aquila chrysaetos), la poiana (Buteo buteo), il gheppio (Falco tinnunculus) e il biancone (Circaëtus gallicus). Sono inoltre presenti nella zona alcuni esemplari di gufo reale (Bubo bubo) e di gallo forcello (Tetrao tetrix).
Questa tappa interessa direttamente l’alta Valle Argentina ed è particolarmente impegnativa perché si svolge a quote costantemente superiori ai 1500 metri: ecco perché, data l’elevata altitudine toccata dall’itinerario, preferiamo decentivare chi non abbia dimestichezza con la montagna, con la neve, con i repentini cambiamenti metereologici che, soprattutto sull’Alta Via dei Monti Liguri, possono comportare problemi di orientamento – a causa del levarsi di nebbie improvvise – e di incolumità fisica. Invitando dunque alla prudenza senza travalicare nell’allarmismo, grazie alla spettacolarità del panorama che si gode dallo spartiacque imperiese, consigliamo vivamente questo tratto dell’Alta Via dei Monti Liguri che culmina sulla cima più alta della Liguria: il Monte Saccarello (2201 m).
Dal “tetto” della regione la vista si allarga a trecentosessanta gradi. A sud si apre l’infinito orizzonte del mare mentre ai propri piedi si estende la Valle Verdeggia dove l’abitato omonimo, insieme a Realdo (830 m), è l’ultimo custode dell’antica civiltà brigasca.
Verso nord si alzano invece i rilievi più alti delle Alpi Liguri, tutti nella provincia di Cuneo: il Pizzo d’Ormea, il Mongioie e Punta Marguareis(2651 m). L’itinerario particolarmente lungo – ben 15 chilometri – ha inizio presso il rifugio M. Grai (1899 m) e ricalca, in direzione nord, la ex rotabile militare. Lungo la direttrice per la Bassa di Sanson (1679 m), in località Ancienne Caserme, s’innesta un sentiero diretto al “Balcone di Marta”(2122 m) il cui nome racchiude in se l’ampio panorama che si distende sulla sottostante val Roya e sui rilievi della Provenza (la deviazione tra andata e ritorno implica 1 ora e mezza in più di cammino).
A Cima di Marta, camminamenti, scalinate e cunicoli militari risalenti agli anni trenta, permettevano un tempo l’accesso alle vertiginose piazzole militari munite di cannoniere che dominavano dall’alto il nemico. Tornando sui propri passi, attraverso terreni prevalentemente prativi – ad avene montane (Helictotrichon) – si perviene alla Bassa di Sanson (1679 m), dove sorge un rifugio non custodito del comune di Triora.
Questo posto tappa dell’Alta Via dei Monti Liguri è fruibile anche a chi sale da Realdo (830 m), oppure da La Brigue (750 m), in val Roya, distante ben 14 chilometri.
Dalla Bassa di Sanson, unico valico montano transitabile dai mezzi motorizzati, si attraversano le pendici occidentali del M. Collardente (1776 m), in territorio francese, fino all’omonimo valico a quota 1586 m, dove nel 1794 si scontrarono le truppe francese ed austriache.
Poco distante, a circa un chilometro, lungo la SP. 76 che collega il colle della Melosa con Mendatica, sorge un rifugio dell’ANA. Dal Passo di Collardente (1586 m) l’Alta Via dei Monti Liguri si inerpica per il versante nord-occidentale del Monte Saccarello (2201 m) attraverso uno scenario d’alta montagna, con larici, rododendri, ginepri, forme prostrate di ginepro nano, arbusti di lamponi e mirtilli.
L’itinerario, di tornante in tornante, di scorciatoia in scorciatoia, segue inizialmente la ex strada militare per poi abbandonarla nell’ascesa finale al M. Saccarello. Poco distante dalla cima trigonometrica, verso levante, si erge la statua del Redentore – qui una cappelletto può offrire un riparo utile in caso di pioggia – fu innalzata alla fine dell’Ottocento insieme ad altre diciannove statue, alcune poste sulle cime più alte di ogni regione italiana.
Qui converge anche il GTA, la Grande Traversata delle Alpi, che per mezzo di sentieri di crinale unisce le vallate alpine piemontesi con quelle valdostane; a questo proposito sottolineiamo che in località Carnino, alla destra idrografica della val Tanaro, una bretella collega l’Alta Via dei Monti Liguri con il GTA.
Dalla statua bronzea, restando sul sentiero di crinale evidenziato dalla bandierina “rossa-bianca-rossa”, si oltrepassa la punta Santa Maria (2138 m), la cima Valletta della Punta (2059 m) – dove terminano gli impianti di risalita di Monesi.
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