Il Museo Etnografico “Rinaldo Firighelli” si trova nel centro del paese in una casa a quattro piani, donazione della famiglia Rinaldo Firighelli (Nino) e raccoglie le piu’ autentiche testimonianze contadine e artigianali del luogo.
Il costo del biglietto è di € 2,00. Per informazioni sulla visita o per prenotazioni scrivere a museo@andagna.it
Al piano terreno ci sono tre locali adibiti ad antica cantina, salotto signorile e Butea di falegname.
Nella cantina, un antico torchio in legno datato 1837 fa bella mostra di se a testimoniare l’arte del buon vino del posto.
Il salotto delle Collezioni, interamente offerto da Nanda De Marchi, racchiude testimonianze di un tempo che fu.
La falegnameria , disposta esattamente com’era cento anni fa, racchiude tesori ed utensili che ci permettono di comprendere quanta fatica ed abilità c’era nelle mani di Maestro Petrò (Pietro Tirso), dal banco di lavoro, ai vari sistemi per tagliare gli alberi e realizzare le tavole a lavoro, fino agli scalpelli e quanto occorreva per realizzare veri e propri capolavori.
Al primo piano ci accoglie la Sala Contadina con un antico carretto trainato a mano, alcuni aratri in legno ed in ferro.
Una seconda sala, dedicata ai mestieri, contiene arnesi per coltivare la terra, falciare l’erba, tostare il caffe’, realizzare calzature.
La terza sala rappresenta due Scuole, quella di cucito con macchine da cucire dei tempi andati, forbici, ferri da stiro, la macchina per cardare la lana e per farne la matasse, e la scuola elementare con il banco, la calcolatrice (un pallottoliere), un mappamondo e tre pagelle originali del tempo del Fascio e dei Savoia.
Al secondo piano e’ stata realizzata la cucina seguendo le indicazioni ritrovate in vecchie abitazioni del paese, con il fuoco circolare in mezzo alla stanza, sormontato dal classico Canizzu (essicatoio per le castagne), la madia e altre testimonianze ritrovate o offerte dalla popolazione.
La stanza successiva racchiude la camera da letto, con la culla, un letto in ferro, un armadio e vesti del tempo.
Il museo è stato completato all’ultimo piano con un omaggio alle Baggiue di Andagna, che nel 1587, per mano del commissario civile Giulio de Scribani, vennero incarcerate, torturate, interrogate e processate. Uno di questi processi fu a carico di quattro donne di Andagna, tali Caterina, moglie di Marco Capponi-Bosio, e le sorelle: Antonina, Bianchina e Battistina, figlie del fu Vivaldi-Scarella.
Esse, secondo l’accusa, avrebbero “guastati (provocato malattie) in Alassio due figlioli“; la Battistina, fatto “molte ribalderie con l’ammazzamento di una vacca… e la tempesta fece cadere il giorno della Pentecoste; li delitti dell’Antonina ha guastato un maschio di tre anni, uccisi due uomini, uno con un tossico composto di cervello di gatto, l’altro con un unguento diabolico che le dava il diavolo“.
Il 30 agosto del 1588, Giulio de Scribani inviò a Genova la sentenza contro “le malefiche convinte d’Andagna“. Nell’ottobre del 1588 le quattro Andagnine vennero condotte a Genova per una revisione del processo che si tenne l’anno successivo. Delle povere donne non si seppe più nulla, ma non fecero mai ritorno al loro paese.
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